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Il direttore artistico Eugenio Rubei:

«Sarà l’anno della temperanza, la rivincita della sostanza sull’apparenza, dove i contenuti emergeranno più forti che mai, come sempre nei nostri primi 40 anni»

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E’ partita la nuova stagione dei live all’Alexanderplatz. Il locale di via Ostia, con la direzione artistica di Eugenio Rubei, inserito tra i 100 jazz club più importanti al mondo. Martedì 22 ottobre, il secondo appuntamento della 41esima stagione, con il progetto “Oolong Espresso”. che ha esordito lo scorso marzo al Blue Note di Shanghai e Pechino, e nato dall'incontro del pianista Strucky Yi e del bassista Niccolò Faraci, avvenuto in Cina nel 2019. Con i due artisti sul palco anche Gianluca Zanello al sax e Andrea Bruzzone alla batteria per un live che ha proposto brani originali tra contemporaneità e classico, creando un ponte di note tra oriente e occidente, molto apprezzato e applaudito dal pubblico presente. “La nuova programmazione punta l’attenzione sulla scena musicale londinese e parigina”, spiega il direttore artistico. Dopo Geoff Westley, che con il suo “Solo Piano Project” ha inaugurato, lunedì 21, la stagione, attesi dal Regno Unito il sassofonista Julian Siegel il 25 e 26 ottobre, e dalla Francia il duo Yakir Arbib e Conti Bilong il 10 e 11 gennaio 2025. Non mancheranno le star del jazz nazionale, Enrico Pieranunzi il 2, 3 e 4 gennaio prossimo con il suo nuovo progetto in quartetto presenterà il nuovo disco, e Rita Marcotulli il 17 e 18 gennaio con Ares Tavolazzi, Fabio Zeppetella. Carta bianca al contrabbassista Riccardo Del Fra il 5 novembre prossimo. Da non perdere il 28 ottobre, l’omaggio a Charlie Haden del batterista Israel Varela con il sassofonista americano Ben Wendel e due contrabbassi sul palco con Federica Michisanti e Caterina Palazzi. E tanto altro ancora. «Sarà l’anno della temperanza, ovvero la rivincita della sostanza sull’apparenza, dove i contenuti emergeranno più forti che mai, così come è stata la filosofia dei nostri primi 40 anni. Questo è l’Alexanderplatz dove ogni sera nasce il jazz», conclude Eugenio Rubei.